Due macchie nel fantasma

By adminpsy
22 Sep 2014
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Giampaolo Lai

Obiettivo di questo scritto è di presentare e discutere l’applicazione dell’estensionismo al campo professionale della terapia con le parole. Il materiale dell’argomento è un sogno nel quale la paziente Milly si trova insieme a sua madre, in realtà morta da più di dieci anni, e vede che ha due macchie sul ventre e sul seno, che la faranno certamente morire. Nella prospettiva tecnica dell’estensionismo, Milly è confrontata con la possibilità che la rappresentazione del sogno sia, non tanto una naturalistica proiezione mentale costruita dalla sognatrice, quanto invece un reale fantasma che esista autonomamente nel mondo spirituale delle anime dei morti. Il risultato delle procedure estensioniste è che la figlia dà priorità alle macchie mortali della madre rispetto alla propria rabbia contro la madre, del resto inequivocabilmente espressa in un suo manoscritto prossimo alla pubblicazione. La conseguenza pratica è che il libro viene dedicato alla madre: “A mia madre”, in un drammatico cambiamento di linea narrativa, che lo porta da una requisitoria implacabile a un dono funerario, a una preghiera, a una carità, tutte attività rituali adatte a riconciliare gli antenati morti con i discendenti ancora viventi.

1. Da dove vengono i sogni? Gli studiosi dei sogni antichi e moderni hanno dato almeno tre risposte alla domanda sulla loro origine: da dove vengono i sogni?

            1.1. I sogni sono inviati dagli dei, o dalle anime dei morti, dice Omero, il quale descrive cinque o sei esempi nell’Iliade e nell’Odissea. Nell’Iliade Giove manda a Agamennone il Sogno ingannatore, che sta, mentre dorme, sospeso sulla testa del re e gli comanda di armare il suo esercito contro le mura di Troia. Nell’Odissea la dea Atena  appare in sogno a Nausicaa, e sta ferma  sopra il suo capo a convincere la fanciulla con dolci parole affinché si rechi al fiume per lavare vesti, pepli e mantelli stupendi. Ancora nell’Iliade, lo spettro di Patroclo, ucciso in battaglia da Ettore, entra nel sogno dell’amico Achille rammaricandosi per non avere ancora ricevuto sepoltura e onoranze funebri.

            1.2. I sogni provengono dall’anima irrazionale, afferma invece Platone, ponendosi sul versante opposto a Omero. Nella Repubblica si legge infatti che l’anima irrazionale, irascibile e concupiscibile, alimenta le passioni più spregevoli e caotiche, i desideri più tracotanti, fino a quelli di mangiare e bere smodatamente ogni tipo di cibo e di vino, o di mescolare il proprio corpo con quello della madre o del padre o di qualsiasi altro uomo e donna, e di trucidare chiunque, e di non lasciare indietro nulla per quanto folle e indecente sia. 2500 anni dopo, Freud avrebbe detto, analogamente, che i sogni provengono dall’inconscio.

            1.3. Ci sono sogni che provengono dal di dentro e sogni che provengono dal di fuori della persona che sogna, sostiene il domenicano Jacopo Passavanti, accogliendo e giustapponendo sia il punto di vista di Omero sia quello di Platone, in uno dei suoi sermoni della Quaresima del 1354. Tra i sogni che vengono da fuori, alcune volte è da Dio, altre volte può essere dal diavolo. Tra i sogni che vengono da dentro della persona, da una parte ci sono le cagioni animali, vale a dire naturali, che sono i desideri e le passioni dell’anima irrazionale, nel senso inteso da Platone. Dall’altra parte ci sono le cagioni corporali, legate alla circolazione degli umori, (secondo la teoria di Ippocrate,) a ciascuno dei quali appartiene una categoria specifica di sogni. I sogni poi derivano dal modo di giacere di chi sogna, o supino o sulla pancia, o su uno dei due lati, destro, sul fegato, o sinistro, sul cuore.

            2. Conseguenze. Ragionevolmente, si daranno conseguenze differenti per chi tratta i sogni nell’uno o nell’altro dei tre modi. Proviamo a vederle e a immaginarle su un sogno di Milly, che abbiamo chiamato il sogno delle due macchie sul fantasma. Milly è un scrittrice, in analisi da alcuni anni, per una forma di depressione. 

            3. Il racconto del sogno di Milly. Milly racconta di aver sognato una volta di più sua madre, morta da circa dieci anni. Assieme a sua madre, Milly si trova dentro l’abitacolo di una scavatrice o di un camion per le pattumiere o di un pullman. Avverte un senso di precipitare, come di essere buttata fuori. A un certo punto viene informata che alla madre hanno trovato due macchie scure, una sulla pancia e una sul seno, che la condurranno alla morte. Poi sa che lei stessa, Milly, andrà a dormire nel posto dove mettono le valigie nel pullman. 

            4. Se i sogni vengono da dentro la persona, dall’anima irrazionale, dall’inconscio. Se il terapeuta seguisse l’idea che il sogno di Milly è espressione della sua anima irrazionale, sarebbe portato a percorrere la strada che è Milly, in quanto autrice del suo sogno, a desiderare che la madre muoia, che la madre morisse, nella attualità o nel passato. E conseguentemente a seguire anche la strada del senso di colpa di Milly stessa, che si confina nella stiva del pullman, nascosta, in basso, come in inferno.

            5. Se i sogni vengono da fuori della persona, inviati dagli dei o dagli spiriti dei morti. Con Milly, il terapeuta segue l’idea che la madre che si presenta nel suo sogno venga dal di fuori, non dall’inconscio o dall’anima irrazionale di Milly, bensì dal mondo dei morti. Quindi contribuisce a costruire una conversazione congruente con questo punto di vista. Per esempio, comincia a dire a Milly: “La madre è tornata, nel giro di poche settimane è tornata due volte a far visita alla figlia.” Quando Milly si chiede che cosa la madre possa volere, il terapeuta risponde senza esitazioni: “Vuole onoranze funebri e ricordo.” Il terapeuta, così facendo, prende alla lettera, assolutamente alla lettera, il racconto del sogno di Milly. Se nel racconto del suo sogno Milly dice che la madre è assieme alla figlia in un abitacolo di una scavatrice, ebbene, la madre condivide l’abitacolo della scavatrice con la figlia. Se nel racconto del sogno dice che la madre ha due macchie mortali sul suo corpo, ebbene, la madre ha due macchie mortali. Se il racconto del sogno dice che la madre rischia di essere gettata tra i rifiuti della spazzatura, ebbene, la madre corre quel rischio. Il terapeuta, così procedendo, si svincola da Platone e da Freud, prima di tutto ponendo la madre come soggetto delle frasi: è la madre che torna, è la madre che vuole onoranze funebri. Inoltre, come secondo movimento, per potersi occupare, nel racconto del sogno, non del suo autore, Milly, bensì del personaggio principale della storia del sogno, cioè la madre di Milly che torna dal regno dei morti, occorre che il terapeuta operi due procedimenti di estensionismo: l’estensionismo spaziale e l’estensionismo spirituale (cfr Addenda).  

            6. Estensionismo spaziale. Se con il termine di estensonismo intendiamo la rottura dei limiti del riduzionismo stretto allo scopo di esplorare mondi adiacenti pertinenti al mondo di partenza, allora, con il termine di estensionismo spaziale intendiamo l’operazione che fa il terapeuta quando sottrae lo spettro della madre dallo spazio interno dell’inconscio per lasciarle lo spazio che grammaticalmente già occupa nello spazio al di fuori dell’anima di chi racconta il sogno, nello spazio del racconto del sogno dove abitano il pullman, la scavatrice, ecc.

            7. L’estensionismo spirituale. L’altro procedimento di estensionismo è propriamente indicato con il termine di estensionismo spirituale. Il terapeuta suggerisce, allude, dà le imbeccate, per convincere Milly che la madre non è né la spoglia gettata in una fossa comune, né il prodotto di una fantasia della propria anima irrazionale, bensì un’entità con un’esistenza autonoma in un altro mondo, il mondo spirituale, non meno reale delle entità esistenti nel mondo materiale, un fantasma che dal mondo spirituale, soprannaturale, può prendere le mosse per tornare nel mondo naturale.

            7. Conseguenze. Le conseguenze delle procedure estensioniste del terapeuta sono drammatiche. Una prima conseguenza è che Milly accetta di conversare con lo spirito della madre fino al punto di confessare al terapeuta la speranza che la madre possa ascoltarla: “Spero che mia madre mi senta.” E il trader venditore le restituisce un preciso incentivo conversazionale: “La sente sicuramente.” La seconda conseguenza è quella che Milly battezza “il cambiamento nella sua linea narrativa”. Che consiste in questo. Milly ha completato un manoscritto che è pronto per essere pubblicato, nel quale in primo piano vengono espresse tutte le sue delusioni e la sua rabbia verso la madre, in una sorta di requisitoria. Nel corso della conversazione, accade il drammatico cambio di prospettiva, culminante nella decisione di Milly di dedicare il libro alla madre. “A mia madre”. La requisitoria si trasforma in una testimonianza di amore, in una cerimonia funebre, in una preghiera, in un dono di carità. Tutte attività che convergono verso la riconciliazione degli antenati morti con i discendenti ancora vivi. In questo atto sembrano amalgamarsi i risultati dell’estensionismo spaziale (mia madre non cresce dentro di me come produzione della mia anima irrazionale ma vive in un suo spazio esterno autonomo) e dell’estensionismo spirituale (il luogo dove vive e si muove autonomamente mia madre è il mondo soprannaturale, delle entità spirituali, alle quali è consentito il passaggio dal mondo immateriale al mondo materiale). Queste due conseguenze sanciscono il salto dalla prospettiva introspettiva psicologica, – dove potrebbe essere questione di individuare i sensi di colpa di Milly verso la madre e le possibili misure attuali per venire a patti con queste passioni del passato, – alla prospettiva relazionale empirica attuale dove è questione delle azioni adatte da compiere tra due individui che si incontrano, qui tra Milly e sua madre, per riconciliare per riconciliare i fantasmi che ritornano degli antenati morti con i discendenti ancora viventi.

            8. Estensionismo e narratologia. In narratologia, le due conseguenze indicate tentano di ristabilire la molteplicità dei possibili punti di vista del narratore, sottraendola al riduzionismo racchiuso negli slogan ‘lupus in fabula’, de te fabula narratur’, ‘lector in fabula’, secondo il quale ogni racconto di una storia è la storia del narratore che ne è il protagonista o l’eroe, anche a sua insaputa.

Bibliografia

Freud S. (1899), L'interpretazione dei sogni,  Bollati Boringhieri, Torino 2002,

Hunt J. (1935), Der Traumglaube bei Homer, H. Dallmeyer, Greifswald (come esempio di estensionismo nella teoria dei sogni in quanto giustappone il sogno che viene da dentro, Innentraum, al sogno che viene  da fuori, Aussentraum).

Lai G., (1977), Un sogno di Freud, Boringhieri, Torino (come esempio di estensionismo dalla psicologia alla narratologia nel campo dei sogni).

Lai G. (1993), Conversazionalismo, Bollati Boringhieri, Torino (come esempio dell’estensionismo dalla psicoanalisi).

Lai G. (2011), L’eternità sulla Piazza del Mercato. Bilateral verbal trade, Vita e Pensiero, Milano (come esempio di estensionismo dal conversazionalismo).

Lavanchy P. (2014), Riduzionismo e estensionismo nella terapia conversazionale, Tecniche conversazionali, Anno XXVI, n. 51, Aprile 2014, www.tecnicheconversazionali.it

Omero, Iliade, 2, 5-84; 23, 65 e seg.; Odissea, 6, 13-50; 4, 787-841.

Passavanti J. (1354), Trattato dei sogni, in appendice a Lo specchio della vera penitenza, Felice Le Monnier, Firenze, 1853, a cura di F. Polidori (come esempio di estensionismo nella teoria dei sogni).

Platone, Repubblica, in, a cura di Giovanni Reale, Platone, Tutti gli scritti, Milano, Rusconi, 1991.

Romesberg F. et. al., 7 maggio 2014, A semi-synthetic organism with an espandend genetic alphabet, Nature, on line 7 maggio 2014 (come esempio di estensionismo in biologia e genetica).

Appendice

A. Il sogno registrato e trascritto di Milly.

Milly: Ho fatto un altro sogno di lei. Ma che cosa vengono a fare questi sogni dove c’è sempre mia madre? Era un sogno molto simile a quello di Persefone, come se ci fossero le stesse corrispondenze dei giacigli dell’incontro. Soltanto che questo qui era molto più disgustoso, più triste anche, senza rimedio. Il sogno inizia così. Io sono con qualcuno, che può essere mia madre o anche mio marito, uno solo dei due o tutti e due, tra coperte, abiti, avviluppati insieme, tutta sudata, non sapevo se dovevo toglierli, quegli stracci, almeno per me. E il fatto del sogno era quello del rotolare via. Perché è come se noi fossimo in quegli abitacoli di grandi scavatrici, delle scavatrici o dei camion per la pattumiera, quando buttano le cose dove le devono buttare. C’era proprio il senso del precipitare, dell’essere buttati fuori, anche se per via degli stracci e delle coperte in cui eravamo avviluppati non ci saremmo fatti male. Ma questa scavatrice o camion per l’immondizia faceva parte di qualcosa, tipo carovana, come si vede in alcuni film americani, il tutto avvolto in un senso di grande minaccia. Siamo lì dentro, come se fossi io che parlo con qualcuno che mi riferisce. Ma mi riferisce qualcosa di marginale, che mia madre e Antonio mangiano su degli sgabelli piccolissimi, come da tenda. E mi domando come facciano a starci due piatti su uno sgabello così. Fatto sta che vengo anche informata che a mia madre hanno trovato una macchia scura nella pancia e sul seno. Vengo così informata che morirà. Io sono lì e c’è questo interlocutore che mi ha informato, che mi dice che stanno mandando delle lettere per chiedere dei finanziamenti. Subito penso che queste lettere non vanno bene, e ne scrivo io una, come una brutta copia, che chiede dei finanziamenti per delle tende ignifughe. E penso a vestiti che si incendiano, alle donne che danno fuoco a vestiti di altre donne. Poi andrò a dormire. Fatto sta che questo spazio diventa chiaramente un pullman, e io andrò a dormire nel posto dove mettono le valigie, in basso, dove ci sono questi due portelloni laterali. Un sogno che mi ha portato disgusto e sofferenza, e anche un dire: “non voglio più perdere tempo con lei.”

B.  Definizioni di riduzionismo e estensionismo.

Riduzionismo e estensionismo sono due movimenti di va e vieni, dentro e fuori, rispetto ai confini di un dato dominio di enti, come potrebbero essere oggetti, ma anche proprietà degli oggetti, fatti ma anche teorie. I confini servono a definire, a contenere, a comprendere gli oggetti. Ma possono anche venire attraversati dagli oggetti contenuti nel dominio che si allargano a assorbire altri oggetti di domini adiacenti. Una delle modalità più note e studiate di riduzionismo è la tesi secondo la quale gli oggetti di un dominio speciale, per esempio il dominio mentale, sono riconducibili al dominio biologico o neurofisiologico. Un’altra forma di riduzionismo è la tesi secondo la quale le discipline di singoli domini speciali, come per esempio la chimica, la biologia, la psicologia, possono venire assorbite e spiegate dal dominio della fisica. Per gli oggetti che vengono ridotti a un domino fondamentale vale la clausola: “non sono altro che”: ‘un pensiero, un’emozione, non sono altro che modificazioni di questa o quella parte del cervello.’ Nel senso in cui ora parliamo di riduzionismo, anche la psicoanalisi, quando riconduce tutti i fenomeni di sofferenza psicologica di una persona ai suoi conflitti conservati nella mente inconscia originati dal desiderio di uccidere uno dei due genitori e di mescolarsi con l’altro è una forma di riduzionismo. La teoria di Freud sui sogni e la teoria di Platone sui sogni sono riduzioniste in quanto riconducono tutti i sogni a una medesima sorgente, dal didentro la persona, sia questo interno l’anima irrazionale o l’inconscio; ma è riduzionista anche la teoria di Omero quando riconduce la sorgente di tutti i sogni negli dei e nelle anime dei morti.

            Al contrario, chiamiamo estensionista la teoria dei sogni di Passavanti che propone origini diverse a fenomeni di sogni diversi che, empiricamente, sembrano venire da fuori piuttosto che da dentro della persona, dagli umori che circolano nel corpo, dal cibo assunto e dal vino, dalla posizione degli astri, dalle vicende accadute il giorno prima del sogno, dal modo di giacere sul fianco sinistro, o destro, o supino, senza escludere i sogni espressi dalle passioni dell’anima o inviati dagli dei e dai diavoli e dai fantasmi. Possiamo dare una definizione di estensionismo, contrapponendolo alla definizione di riduzionismo già fornita. L’estensionismo è la teoria che tende a implicare, a inglobare, nel proprio campo di studio di partenza, ogni fenomeno contiguo che appaia congruente per qualche ragione con la caratteristiche che definiscono il campo di partenza. Per esempio, in biologia abbiamo un esempio recente di estensionismo nell’aggiunta di due lettere al nucleo precedente del DNA. Altri esempi di estensionismo possono essere considerati in psicoanalisi l’ampliamento della terapia psicoanalitica alle psicosi; ma anche il passaggio dalla psicoanalisi di Freud alla psicanalisi di Lacan, o alla psicoanalisi di Melania Klein, o alla terapia sistemica familiare, o anche, per quanto riguarda direttamente chi scrive, al conversazionalismo. Sempre nella medesima linea, un altro recente esempio di estensionismo si trova nell’approdo del conversazionalismo al bilateral verbal trade. Un altro esempio di estensionismo lo troviamo negli esoscheletri che consentono una estensione del corpo umano attraverso dispositivi robotici capaci di trasmettere segnali dal cervello agli arti aggirando il midollo eventualmente paralizzato.  

Published online: 22 September 2014.

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